Neve e ghiacciai

In Svizzera si può osservare già da tempo l’innalzamento della quota dell’isoterma di zero gradi, lo scioglimento dei ghiacciai e lo scongelamento del permafrost. Sviluppi destinati ad acuirsi ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici.

Der Balmhorngletscher im Berner Oberland
© Hansruedi Weyrich

I ghiacciai rivestono grande importanza per il regime idrico, in quanto immagazzinano le precipitazioni nel corso delle stagioni, degli anni o addirittura dei decenni e dei secoli. Soprattutto durante le fasi di canicola e di siccità nei mesi estivi, i ghiacciai contribuiscono in maniera determinante al deflusso di molti corsi d’acqua alpini, ma anche dei grandi fiumi Reno e Rodano.

I ghiacciai spariscono

Gli scenari dei ghiacciai mostrano che gran parte delle masse di ghiaccio nelle Alpi saranno scomparse per la fine del secolo. In caso di protezione coerente del clima sarà preservato soltanto il 37 per cento circa del volume dei ghiacciai del 2017; senza misure di protezione del clima solo il 5 per cento circa. Questo sviluppo causerà un forte calo dei deflussi estivi dallo scioglimento dei ghiacciai.

Volume dei ghiacciai

Volume dei ghiacciai
Il grafico mostra come dal 1850 a oggi la quantità totale di ghiaccio dei ghiacciai svizzeri sia drammaticamente diminuita. Le zone più chiare indicano la fascia di incertezza.
© Rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri (GLAMOS)

A fine secolo, il volume dei ghiacciai svizzeri sarà concentrato nel bacino imbrifero del Rodano (Vallese). La regione del Reno invece perderà tutti i ghiacciai, tranne pochi residui nell’Oberland Bernese. Saranno scomparsi anche tutti i ghiacciai in Engadina e in Ticino.

Scioglimento dei ghiacciai

Scioglimento dei ghiacciai
Il grafico mostra come cambierà in futuro il volume dei ghiacciai nell’arco alpino. Le superfici più chiare indicano la fascia di oscillazione delle modellizzazioni.
© Zekollari et al. 2019

La neve accumula meno acqua

Il manto nevoso quale serbatoio idrico naturale riveste straordinaria importanza per il regime idrico stagionale della Svizzera. Secondo i calcoli dei modelli, oggi (periodo di riferimento 1981-2010) circa il 40 per cento (22 km3) del deflusso annuo totale proveniva da tale fonte. Il manto nevoso si forma nelle regioni alpine nel corso dell’inverno e raggiunge solitamente il suo massimo nel mese di marzo. I deflussi in molti bacini imbriferi sono alimentati principalmente dal successivo scioglimento della neve in primavera e all’inizio dell’estate.

Il manto nevoso reagisce in modo molto sensibile alle variazioni delle temperature e delle precipitazioni ed è quindi un ottimo indicatore dei cambiamenti climatici in atto. In seguito all’aumento di temperatura già oggi una parte più consistente delle precipitazioni, soprattutto a quote più basse, avviene sotto forma di pioggia ed entra nei torrenti e nei fiumi. Inoltre viene anticipato il momento dello scioglimento della neve, cui consegue una riduzione del periodo di innevamento e una diminuzione della quantità di acqua ivi immagazzinata.

Gli scenari idrologici Hydro-CH2018 lasciano prevedere un calo della quantità d’acqua media annua accumulata nel manto nevoso, con un calo atteso entro la fine del secolo del 42 per cento in caso di protezione coerente del clima e del 78 per cento senza misure di protezione del clima. Nel contempo l’accumulo di neve raggiungerà lo spessore massimo non più a marzo bensì a febbraio.

A causa del contestuale innalzamento delle temperature, l’aumento atteso delle precipitazioni invernali avrà effetti positivi sul manto nevose soltanto a quote molto elevate e non riuscirà a compensare il calo generalizzato dei quantitativi di neve. Questi cambiamenti nel manto nevoso avranno importanti conseguenze sulla distribuzione stagionale dei deflussi.

Variazione media della quantità d’acqua accumulata nel manto nevoso senza misure di protezione del clima entro la fine del secolo per altitudini al di sopra di 1500 m s.l.m.

Variazione media della quantità d’acqua accumulata nel manto nevoso senza misure di protezione del clima entro la fine del secolo per altitudini al di sopra di 1500 m s.l.m.
Entro la fine del XXI secolo la percentuale di acqua immagazzinata sotto forma di neve (mediana e intervallo di incertezza) diminuirà in tutte le stagioni. I cambiamenti in uno scenario senza misure di protezione del clima (RCP8.5) rispetto al periodo di riferimento (1981-2010) mostrano che alla fine dell’estate la quantità d’acqua accumulata nella neve sarà scarsa anche alle quote più elevate. La mancanza di neve significa anche un minore deflusso generato dal suo scioglimento, nonché una ridotta disponibilità di neve per i ghiacciai.
© Rappresentazione propria con dati tratti da Brunner et al. (2019c)

Più materiale solido di fondo quando si scioglie il permafrost

L’aumento di precipitazioni intense e lo scioglimento del permafrost e dei ghiacciai possono portare a una maggiore erosione e a scivolamenti e crolli di roccia più frequenti, così da mettere a disposizione più materiale solido per il trasporto a valle nei corsi d’acqua. 

L’aumento del trasporto solido modifica il comportamento di deflusso e la morfologia degli alvei, con effetti negativi per la protezione contro le piene, la capacità di produzione delle centrali idroelettriche e l’ecologia dei corsi d’acqua.

Rappresentazione schematica dei cambiamenti nel trasporto di sedimenti sulla scorta dell’esempio di un sistema idrografico di montagna

Rappresentazione schematica dei cambiamenti nel trasporto di sedimenti sulla scorta dell’esempio di un sistema idrografico di montagna
Sia la formazione dei sedimenti sia il loro trasporto aumenteranno a causa dei cambiamenti climatici.
© Speerli et al. (2020)

Ultima modifica 12.05.2021

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